3.4.10

Re del nulla

Scostò il tempo, come si fa con una tenda.
Guardò a lungo un punto ben specifico di quello che si potrebbe considerare l'orizzonte di infinito. Non c'era ironia nel ricordare che, un tempo, la sua mente non avrebbe potuto guardare nemmeno uno scorcio di quel panorama senza risultarne sovrastata fino oltre il punto di non ritorno. Ma è così che nasce un buco nero, non è vero?

Eppure, ciò che un tempo era pensiero e quelli che sarebbero dovuti essere occhi, tornavano irrimediabilmente lì. Come ad un paesaggio in una di quelle sfere con dentro la neve. Ma non è neve, vero? Così come le immagini non sono precisamente ricordi. Quella era la vita di un uomo. Quella donna, l'amore della sua vita. Di quella vita. Lontana. Vagamente percepita nella sua essenza come l'ultimo fiocco a cadere nella sfera.

L'emotività, il sapore del sentimento. Tutto troppo distante. Come lo era quell'orizzonte. Come lo è l'infinito. Ma in quel punto, anche in quell'istante immerso nel tutto, giaceva la sua ancora. Se mai il tempo avesse potuto ripiegarsi, è a lei che sarebbe tornato. Ed il ricordo di avere e di essere stato amato sarebbe stato ora. Quelli che un tempo erano occhi, lasciarono una cometa entrare nel flusso delle cose.

Ora sapeva tutto. E non sapeva ancora nulla.

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