Apri il listino, e gli ingredienti per il piatto che stai per assaggiare ci sono davvero tutti.
De Niro e Pfeiffer con aggiunta di Lee Jones, su regia di Luc Besson e produzione di Martin Scorsese.
Ti aspetti di 'mangiare', se non in modo eccellente, quanto meno con un senso di appagata soddisfazione.
Alla pausa tra primo e secondo tempo trovi:
- la ragazza seduta accanto a te che si lamenta dell'eccesso di violenza con il fidanzato che, invece, cercava in lei la conferma del divertimento provato con la prima parte del film;
- qualcuno che bofonchia sul fatto che, con il trailer, hanno trasmesso praticamente il primo tempo;
- qualcuno che sghignazza ancora per certe scene;
- qualcuno che, con malcelata noia, cerca la miglior posizione con cui appisolarsi durante l'imminente secondo tempo (tra cui la ragazza seduta alla tua destra che, di fatto, si farà una sommessa ronfata interrotta giusto poco prima del finale, forse per la rumorosità dello stesso).
Basato sul romanzo di Tonino Benaquista, scrittore, sceneggiatore e fumettista francese, di origini italiane, il film racconta in modo divertente di una famiglia mafiosa, sotto protezione testimoni.
Ma ci si limita al divertente.
Perché malgrado la commistione di generi ben equilibrata, la storia regala poco più che sorrisi. E, tra citazioni sparse, scenette e siparietti più o meno riusciti, l'interpretazione notevole di Dianna Agron - che scopro essere celebre per il suo ruolo in Glee, ma no, Glee non l'ho mai guardato - si procede fino al finale, che è forse la parte più debole della vicenda, tanto è frettoloso e poco ispirato.
Ma è una mia impressione o, ultimamente, le cover con personaggi in toni di grigio e sfondo rosso vanno di moda. Ho questo senso di déjà vu...
28.10.13
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