30.5.10

[RECE] - Area 10

Perchè trapanarsi il cranio? Per aprire il terzo occhio, semplice.
Ecco, è su questa base che Christos N. Gage scrive e sviluppa il suo Vertigo Crime. Su queste pagine dimostra ampiamente quanto si senta più a suo agio con le atmosfere poliziesche, di quanto non lo sia con quelle supereroistiche. Il problema è che Area 10 è un poliziesco che sfiora tematiche soprannaturali, ed è proprio nei punti meno realistici che la storia presta il fianco a delle debolezze che ne diminuiscono la bontà complessiva.

L'indagine del protagonista sul serial killer "Enrico VIII", che decapita le sue vittime, ha un buon ritmo televisivo. Considerando che la parte investigativa, l'approfondimento dei personaggi principali e la trama più realistica della vicenda occupano un buon settanta per cento del volume, si può dire che l'amante del thriller si godrà una lettura piacevole. Il restante trenta per cento, però, inizia bene ma andrà a perdersi non poco, col procedere dalla storia. Soprattutto nel finale con lo spiegone ed uno scontro davvero improbabile.

Ciò nonostante, le stupende tavole di Chris Samnee meriterebbero l'acquisto del volume a prescindere da ogni altro elemento. La bravura di questo artista nella gestione del bianco e nero è indiscutibile. Le sue sono pagine che paiono uscire dai migliori bonellidi, ma con un taglio ed una regia tutti statunitensi. Pensando a quanto The Bronx Kill mi fosse piaciuto, non ho potuto fare a meno di immaginare che gioiello sarebbe stato con i disegni di Samnee.

24.5.10

Un semplice appunto

Ricordo ancora qualcosa di come era prima. C'era un libro, un racconto, che fantasticava su quello che è successo a me. Vorrei poter leggere ancora, ma così è difficile. E non credo nemmeno di essere più in grado di farlo. Mi fa quasi ridere l'idea di me che cerco di sfogliare un libro.

L'abitudine, col tempo, è arrivata. Ma, alla fine, i pensieri sono sempre meno coerenti. Buffo che io parli del tempo, quando anche la semplice consapevolezza del suo scorrere è diventata superflua. "Nel paese dei ciechi, l'uomo con un solo occhio è re", recitava un detto. Io non so nemmeno più chi abiti il paese. Certo, ci sono i miei cugini, se mi è concesso chiamarli così. Ma era previsto che sarebbero sopravvissuti a tutto. Ecco perchè lo sono anch'io.

Prima, cercavo di dare un senso ad ogni cosa. Ora, non ho più alcun senso io stesso. Non ha senso quello che è successo al mondo. Non ha senso continuare. Ma continuo ad esistere, in qualche modo. Lo scopo, però, è assente. Benedico l'oblio che mi coglie sempre più spesso.Mi piacerebbe salutarvi, presentandomi. Però ricordare qualcosa che appare tanto alieno e distante come il proprio passato, la propria umanità, fa troppa paura. E fa davvero troppo male.

Non c'è molto altro da dire. Volevo solo condividere qualche ultimo pensiero, anche se pronunciato nel silenzio della mente ad una platea che non c'è più. Vi prego di considerarlo come l'ultimo appunto di un commesso viaggiatore. Una nota con la quale vi saluta e si congeda, per sempre, da tutto ciò che fu.

6.5.10

Ultima uscita

Se ti rifletti tra due specchi, rivolti l'uno verso l'altro, vedrai la tua immagine ripetersi parecchie volte. Ti sei mai chiesto quante siano precisamente quelle volte? O se ci sia una fine?

Ecco. Guardare la scala mi dava lo stesso effetto. Tanto verso l'alto, quanto verso il basso. Nell'una o nell'altra direzione, guardando, non trovavo differenza.

Mi chiedevo cosa fosse più saggio fare.
Se fossi sceso, sarebbe stato più facile. Ma quanto in basso dovessi andare e a che punto si trovasse l'uscita, erano cose che ignoravo. E non sapevo nemmeno se quell'uscita fosse ancora agibile.
Se fossi salito, sarebbe stata più dura. Non avevo la più pallida idea di quanto dovessi andare in alto. Quanto tempo sarebbe stato necessario. Non avevo provviste. Non avevo acqua. Ma questo valeva anche per la prima alternativa.

Non vedevo la fine di quella scala. A volte, avere scelta equivale a non averne alcuna.