29.4.10

[RECE] - The Bronx Kill

Narrativamente questo è, insieme a Dark Entries, il miglior Vertigo Crime pubblicato fino ad ora.

Peter Milligan è uno scrittore che non ha bisogno di presentazioni. Ma, cosa più importante, è uno di quegli autori che è completamente a suo agio con il ritmo della storia. Lo ha già dimostrato più volte in passato. In questo volume lo conferma ulteriormente.

Il concetto di famiglia porta spesso con sè la tradizione. E, così facendo, è facile che piccoli o grandi segreti possano essere un bagaglio troppo grande da passare di generazione in generazione. Ci sono eredità di vergogna e sangue. La zona del Bronx Kill, realmente esistente, è il luogo dove tutto questo torna nuovamente alla luce per la famiglia Keane.

L'atmosfera, il permeante senso di tensione e il ritmo calibrato con sapienza sono gli elementi che fanno di questa lettura un must have. Ad intervallare l'evolversi della vicenda principale, ci sono gli estratti del libro che il protagonista sta scrivendo. Pagine rese tridimensionali dalla scaltra scelta di arricchirle di note a margine dello stesso autore, Martin Keane. Queste "pause" hanno l'ulteriore pregio di amalgamarsi con la vicenda principale, aumentendo ancora più la tensione crescente.

James Romberger è l'illustratore. Il tratto è decisamente particolare. Molto spesso privo di corrette anatomie, punta molto sullo story telling. Di certo, non si può sostenere che i disegni siano belli. Ma non si può negare che funzionino. C'è un che di eisneriano, e non è certo cosa da poco.

Bronx Kill è un thriller magistrale.

28.4.10

Why the last man?

Nuovo sketch. E comunque la maglietta di Ampersand dovrei farmela davvero.

27.4.10

Green flame

Cambio di inchiostrazione per questo Alan Scott ispirato dalle cover della JSA di Alex Ross. Apprezzo le nuove chine e mi diverto non poco.

3.4.10

Re del nulla

Scostò il tempo, come si fa con una tenda.
Guardò a lungo un punto ben specifico di quello che si potrebbe considerare l'orizzonte di infinito. Non c'era ironia nel ricordare che, un tempo, la sua mente non avrebbe potuto guardare nemmeno uno scorcio di quel panorama senza risultarne sovrastata fino oltre il punto di non ritorno. Ma è così che nasce un buco nero, non è vero?

Eppure, ciò che un tempo era pensiero e quelli che sarebbero dovuti essere occhi, tornavano irrimediabilmente lì. Come ad un paesaggio in una di quelle sfere con dentro la neve. Ma non è neve, vero? Così come le immagini non sono precisamente ricordi. Quella era la vita di un uomo. Quella donna, l'amore della sua vita. Di quella vita. Lontana. Vagamente percepita nella sua essenza come l'ultimo fiocco a cadere nella sfera.

L'emotività, il sapore del sentimento. Tutto troppo distante. Come lo era quell'orizzonte. Come lo è l'infinito. Ma in quel punto, anche in quell'istante immerso nel tutto, giaceva la sua ancora. Se mai il tempo avesse potuto ripiegarsi, è a lei che sarebbe tornato. Ed il ricordo di avere e di essere stato amato sarebbe stato ora. Quelli che un tempo erano occhi, lasciarono una cometa entrare nel flusso delle cose.

Ora sapeva tutto. E non sapeva ancora nulla.