4.4.14

Sfogliando Preview: Aprile

Il Preview di Aprile è relativo alle uscite di Giugno:


THE WICKED + THE DIVINE #1 (Image Comics)
Phonogram.
Young Avengers.
Ora questo.
Quando hai la squadra composta da Kieron Gillen e Jamie McKelvie, non stai a farti tante domande su chi/cosa/come stiano per raccontare. Li segui a prescindere.


SUPERMAN #32 (DC Comics)
Dopo trentuno numeri a $ 2.99, si passa al nuovo prezzo di copertina di $ 3.99.
E la ongoing esce anche dall'evento/crossover 'Doomed'.
Ma in realtà, la questione è che quest'albo sarà il primo albo DC Comics ad avere le matite di John Romita JR, dopo anni ed anni (ed anni) di Marvel Comics.
Agli inchiostri, il fidato Klaus Janson che, da parecchio tempo, è diventato più un disegnatore dei layout di JR JR, che non semplicemente l'inker. Si vedrà se, con il nuovo incarico, ci sarà anche una rivisitazione dei ruoli effettivi al tavolo da disegno.


GREEN ARROW BY KEVIN SMITH DELUXE EDITION HC (DC Comics)
Oliver Queen. Quello con baffi e barbetta alla Robin Hood d'altri tempi, non quello di Arrow o del New 52. Ollie, quello vero.
Dunque, quelli che hanno davvero centrato il personaggio si contano, purtroppo, sulle dita di una mano.
Dennis O'Neil, Mike Grell, Kevin Smith, Brad Meltzer.
Qui ci sono i quindici numeri della run di Smith, sulle matite di Phil Hester e le cover di Matt Wagner. In edizione cartonata deluxe. Ci hanno messo una discreta quantità di tempo ma, finalmente, hanno proposto questo tipo di volume per questa storia, com'è giusto che fosse. Ora, però, attendo lo stesso trattamento per la run di Meltzer.

- MENZIONE D'ONORE -


DAVE GIBBONS WATCHMEN: ARTIFACT EDITION HC (IDW)
...ecco.

1.4.14

BBC: The Key - Morrison e Hughes


Nell'ambito del progetto BBC 'Freedom 2014', dove ci si interroga sul significato del concetto stesso di libertà nel mondo moderno, Grant Morrison e Rian Hughes hanno realizzato The Key.

Trentanove pagine di fumetto muto, in cui le uniche parole presenti sono proprio quelle del titolo, 'The Key', ed il nome dello scrittore e del disegnatore che lo hanno realizzato.

Nell'articolo, a corredo del comic book, Morrison dice: 'È uno Stato totalitario dove la libertà non è esattamente in cima alla lista; c'è un ribelle che indossa una chiave appesa al collo. La chiave rappresenta la sua espressione individuale.
Con lo Stato che sembra sul punto di giustiziare per dissenso questo personaggio, molte persone si rendono conto di possedere delle chiavi a loro volta. È la causa scatenante, e la gente inizia ad agire.'


Paradossalmente rispetto al fatto di essere muta, la storia è molto didascalica e forse un po' troppo semplicistica tanto nell'idea quanto nello svolgimento. Ma è bella da vedere. E, nell'epilogo, non ho potuto fare a meno di pensare al Mister Miracle - Shilo Norman - di Seven Soldiers of Victory, sempre di Morrison.

Il duo artistico di The Key si è già visto all'opera su Dare, pubblicato in Italia da ProGlo Edizioni, e rappresenta un'altra occasione di vedere il pregevole risultato che Morrison e Hughes possono ottenere da una loro collaborazione.

4.3.14

Preview Batman: Arkham Knight


Il finale (?) della serie di Arkham. Il ritorno di Scarecrow, che radunerà parecchi criminali per distruggere il Cavaliere Oscuro una volta per tutte.


E...la Batmobile. Seriamente. La Batmobile da guidare. Da guidare veramente, in game.

Sii Batman.

27.1.14

[RECE] - The Wolf of Wall Street


Ferro azzurro ama Anacott Acciaio.
Sapete benissimo da dove vengono queste parole.

Ecco. Dimenticate tutto. Lasciatelo proprio perdere. Non fateli i paragoni con Wall Street. Piuttosto, vendetemi questa penna.
Sì, proprio la scenetta tipo che a molti è sicuramente capitata, andando a fare un colloquio per un posto di lavoro in ambito commerciale. Vendetemi questa penna. Una penna qualsiasi, che io do a voi e che voi dovrete convincermi ad acquistare.

Ehi, complimenti. Avete scelto le parole giuste. Mi avete conquistato. Dannazione, è la penna che fa per me. Devo averla. DEVO. Siete stati geniali. E mi avete fregato alla grande. Ma sono contento e vi ringrazio pure.
Magari il venditore è stato parecchio scaltro e ben poco trasparente. Forse il compratore è stato totalmente ingenuo e le sue stiracchiate obiezioni non avrebbero fermato una foglia trascinata da un alito di vento. Di chi è la colpa, quindi?

È facile uscirete dalla sala pensando a cose simili. O facendovi scrupolo che il vostro promotore finanziario, family banker, consulente degli investimenti o come lo chiamate vi stia fregando. Magari vi verrà voglia di farvi una cultura più tecnica su cosa comprate o come gestite i risparmi.
Bene. Se avete smesso di essere noiosi, invece, vi sarete divertiti con una commedia nera che vede Martin Scorsese in grandissima forma, a gestire Leonardo Di Caprio - che continua a scegliere copioni ottimi - in tutte le sue sfumature. Riderete e storcerete il naso. Vi lascerete distrarre dalla quantità di nudità presenti, e vi scapperà una parolaccia di troppo anche solo per il fatto di averne sentite centinaia durante le tre ore di proiezione.

State tornando a fare i moralisti, eh? Truffe, esagerazioni, nudo e turpiloquio; cos'altro? Droga. Tanta.
E lo scopo educativo del film? Insomma, come si fa ad uscirne arricchiti?
Non vi eleverà moralmente, e non ce n'è certo la pretesa. Ma è un ottimo modo di raccontare un dramma umano e generazionale, ridendo di disgrazie ben note.
Non c'è truffa nella qualità di questo film.

21.1.14

[RECE] - The Counselor


Oscurità a colori.
È questo che continuavo a pensare, mentre mi lasciavo trasportare dalla narrazione frammentata e, alcune volte, davvero poco efficace di The Counselor. Perchè il film si chiama così. Non Il Procuratore. Counselor si traduce con avvocato. E no, nemmeno nel film troverete un indizio che giustifichi questa localizzazione italiana.
Procuratore è District Attorney, generalmente e solitamente chiamato con l'acronimo di DA.

Ma procediamo con il film.
Quando hai quattro ottimi attori, su cinque, non ti aspetti che la sorpresa arrivi proprio dal nome che hai scartato dal poker.
Fassbender può fare molto meglio. Ma quasi non ne ha l'opportunità.
Cruz, sempre splendida, ha un personaggio che poteva essere interpretato da qualsiasi altra bella donna.
Bardem è forse quello che riesce a divertirsi di più col proprio personaggio, ma anche qui, siamo ben sotto le capacità e il trasformismo del quale è davvero capace.
Pitt fa il suo compito. Ma, anche qui, si è abituati a ben meglio.
Poi arriva Cameron Diaz. E la sorpresa è lì. Il minore dei nomi, l'interpretazione più algida di cui sia mai stata capace. Fredda. Sfacciata. Pericolosa. Viscida. Eccellente.

Dunque una delusione a livello interpretativo?
L'interpretazione, in realtà, riesce quasi a passare in secondo piano rispetto all'estrema frammentazione della vicenda.
Nello stile di Cormac McCarthy, si viene buttati in mezzo alla storia. Niente introduzioni, niente spiegoni. Quello che vuol dire è sempre tutto lì. Non hai bisogno di sapere altro. Puoi intuirlo, o immaginarlo, o capirlo e magari sbagliare. Ma hai e avrai solo quello che McCarthy ti racconta.

Questa volta la vicenda non è tratta da un suo libro. Si tratta di una sceneggiatura originale. La sua prima.
Che il problema sia stato questo, o che la responsabilità stia su Ridley Scott, il regista, che già era riuscito ad inciampare nel peggiore dei modi con il pessimo Prometheus - sempre con Fassbender - non è dato a sapere.

A titoli di coda, ci si trova soddisfatti - pochi - o delusi/confusi - molti. Non perché il film sia cervellotico. Alcuni dialoghi sono di una banalità disarmante, altri risultano scaltri ed ammiccanti, ma si perdono nella mediocrità generale.
E poi c'è l'oscurità a colori. Bei colori, e un pozzo sempre più nero in cui lo spettatore viene calato. Potenzialmente lacerante, ma che si perde e si lascia perdere per i difetti già esposti.

La delusione è tanto più forte, considerata la quantità e qualità di nomi coinvolti.
Una cosa è certa. Uscirete dalla sala con una visione del tutto inedita del pesce gatto.

7.1.14

[RECE] - The Butler


Siedo in una sala, piena, in cui il più giovane ha abbondantemente superato i cinquanta.
Per una volta, ho acquistato i biglietti per un film sul quale ero piuttosto disinformato. Non ne avevo nemmeno visto il trailer. Ma il cast promette molto, già a partire anche dal solo nome di Forest Whitaker.

A termine spettacolo, mi dico che ci sono tre modi per approcciarsi alla visione di questa pellicola:
- il lato umano del protagonista e della sua famiglia;
- il lato storico;
- un mix di entrambi.

Indipendentemente da quello che sceglierete, o vi troverete ad adottare durante la visione, ci sarà sempre la poco piacevole sensazione di avere almeno un piede che oscilla sul fastidioso orlo della retorica, mentre si viene accompagnati in una abbondante ottantina di anni attraverso la storia statunitense.
Un male? Non necessariamente. Non sono andato al cinema aspettando di vedere un documentario e, quindi, non ho cercato la maniacale attenzione al dettaglio storico.

Il punto di partenza è un articolo. Scritto per il Washington Post, la penna è quella di Wil Haygood. La storia racconta di Eugene Allen - che nel film incontrerete con il nome di Cecil Gaines. Il motivo per cui il nome è stato cambiato? Ci sono molti punti di contatto tra le vicende dei due personaggi, ma non si tratta esattamente di una biografia puntuale della vita di Allen.
Prima o dopo aver visto The Butler, vi consiglio comunque di leggere l'articolo. Questo sì.

Avere una vaga idea di chi siano i vari Presidenti della Casa Bianca che, di volta in volta, appaiono con il passare degli anni, durante la vicenda, aiuta ad inquadrare meglio certi passaggi sociali e politici, ma non è un prerequisito necessario alla godibilità del film.

Il punto qual è, allora?
La storia del protagonista. Dell'umiltà e della forza con cui questo affronta la vita, del modo in cui forma la sua famiglia e la vede crescere, in un contesto che lo vedrò passare dalla brutalità di un campo di cotone all'essere testimone dell'elezione del primo Presidente nero nella storia degli States.

Un po' come fu per Forrest Gump, si corre attraverso gli anni e le vicende chiave di un popolo. Con poco su cui ridere e con evoluzioni e rivoluzioni del pensiero, raccontate con una valida gestione dei tempi.

Nota nerd:
in una scena in cui Cecil Gaines/Forest Whitaker guarda tra i ricordi del figlio maggiore, contenuti in una scatola, si intravede la cover del Black Panther di casa Marvel. Una piccola chicca considerato che il personaggio, creato nella seconda metà degli anni '60 da Stan Lee e Jack Kirby, è da considerarsi il primo vero eroe di colore e, chiaramente, un simbolo per un ragazzo che proprio in quegli anni fosse militante nel movimento socio politico delle Black Panther.
Se non sbaglio - che la cover si vede pure fuori fuoco, in quella scena - l'immagine è di quest'albo.

3.1.14

Siamo fatti così


Esplorando il corpo umano. Da piccolino ci impazzivo. Guardavo il cartone alla tv, collezionavo i volumetti - che erano pure cartonati; certe manie le ho da sempre - ed assemblavo il modello 3d.
Ho passato svariate ore in quel mondo.

E quindi, quale miglior modo di iniziare l'anno se non quello di andare alla mostra Bodies Revealed?!
La giornata viene salutata da un bel sole invernale e l'occasione è decisamente ghiotta per andare il quel di Jesolo Lido, pregando di non trovare una coda infinita, complice la concreta possibilità che il popolo abbia esagerato con cibo e amenità durante il cenone di capodanno, solo qualche ora prima.

All'entrata dicono cinquanta minuti di attesa. Lo staff fa entrare i visitatori in modo da poter godere della mostra, senza essere pressati e riuscendo a dare il giusto tempo ad ogni cosa.

Le aspettative non vengono disattese. C'è tutto quello che viene promesso e con il giusto spazio per ogni teca e per i vari corpi esposti. Ho particolarmente apprezzato che numerosi fossero i casi in cui il campione non fosse protetto da un vetro, in modo da essere assolutamente a piena disposizione dell'occhio del visitatore, senza alcun tipo di intralcio.

Organizzata su due piani, in realtà è quasi interamente ospitata già nel primo. Il secondo tiene principalmente separata la visione degli elementi che potrebbero creare maggior disagio ad alcuni.
Onestamente, non ho visto nessuno star male, e tanto meno restare shockato dalla vista di alcuno dei vari elementi esposti, pur con un pubblico presente che abbracciava davvero un po' tutte le fasce d'età.

In un'oretta e mezza si riesce a visitare tutto, giusto per dare un riferimento temporale della durata.
Se si è più distratti e superficiali, sicuramente basta meno tempo. Se si ha voglia di perdersi nella miriade di particolari, ne servirebbe molto di più.

Merita la visione? Senza dubbio. Avessi un figlio, ce lo porterei più che volentieri. Perché, ribadisco, nulla di impressionante. Siamo noi.

Non ho mai acquistato il catalogo di una mostra, ma ero tanto entusiasta che questa volta non ho potuto farne a meno. Un brossuratino, ma con pagine rilegate a filo refe tra loro, che riprende ed illustra una più che ampia parte di quanto esposto.

Scientificamente è affascinante. Umanamente è semplicemente incredibile.