24.5.10

Un semplice appunto

Ricordo ancora qualcosa di come era prima. C'era un libro, un racconto, che fantasticava su quello che è successo a me. Vorrei poter leggere ancora, ma così è difficile. E non credo nemmeno di essere più in grado di farlo. Mi fa quasi ridere l'idea di me che cerco di sfogliare un libro.

L'abitudine, col tempo, è arrivata. Ma, alla fine, i pensieri sono sempre meno coerenti. Buffo che io parli del tempo, quando anche la semplice consapevolezza del suo scorrere è diventata superflua. "Nel paese dei ciechi, l'uomo con un solo occhio è re", recitava un detto. Io non so nemmeno più chi abiti il paese. Certo, ci sono i miei cugini, se mi è concesso chiamarli così. Ma era previsto che sarebbero sopravvissuti a tutto. Ecco perchè lo sono anch'io.

Prima, cercavo di dare un senso ad ogni cosa. Ora, non ho più alcun senso io stesso. Non ha senso quello che è successo al mondo. Non ha senso continuare. Ma continuo ad esistere, in qualche modo. Lo scopo, però, è assente. Benedico l'oblio che mi coglie sempre più spesso.Mi piacerebbe salutarvi, presentandomi. Però ricordare qualcosa che appare tanto alieno e distante come il proprio passato, la propria umanità, fa troppa paura. E fa davvero troppo male.

Non c'è molto altro da dire. Volevo solo condividere qualche ultimo pensiero, anche se pronunciato nel silenzio della mente ad una platea che non c'è più. Vi prego di considerarlo come l'ultimo appunto di un commesso viaggiatore. Una nota con la quale vi saluta e si congeda, per sempre, da tutto ciò che fu.

2 commenti:

  1. Sai, fratello? Ameresti alla follia Cormac McCarthy. Ho appena finito di leggere "the road" e ci ho rivisto molto del tuo modo di scrivere.

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  2. la cosa buffa è che...ho puntato quel libro da quando ho visto l'illustrazione di Dustin Nguyen!!

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