12.9.13

Il mio amico Buddy Baker

Venti anni fa.

Ero un pischelletto che solo una dozzina di mesi prima aveva (ri)cominciato ad immergersi nelle letture a fumetti e nel mondo dei supereroi.

Avevo trovato un Uomo Ragno avvolto da un costume nero, di cui non sapevo assolutamente nulla.
Vedevo per la prima volta Wolverine affrontare l'infezione/inseminazione della Covata, a fianco di un gruppo di mutanti noto come X-Men. Leggevo i Fantastici Quattro di Byrne.
Ma la DC? Superman e Batman, ovvio. Ma non li trovavo nelle edicole. Flash, lo avevo scoperto
qualche mese prima, con il serial in cui il papà di Dawson correva nei panni di Barry Allen, anche se il fumetto parlava di Wally West...e io non capivo il perché.
Insomma, scoprivo il cosmo Marvel e quello DC.

E poi lessi Animal Man.

Grant Morrison era un nome che suonava bene, per uno scrittore. Non sapevo sarebbe poi diventato uno dei miei preferiti. Il preferito.
Buddy Baker, l'eroe che assorbiva i poteri o, meglio, le abilità degli animali. Bel costume e impazzivo per quegli occhialoni. Sì, non sono occhiali, lo so. Ma per me erano dei meravigliosi occhialoni.
E poi arrivarono quelle tavole. Un topo antropomorfo assale Animal Man, nel secondo episodio della serie. Colpisce il braccio. Strappandoglielo. E lasciando a terra l'eroe, in una pozza di sangue.
Credo che mai prima di allora, e mai più successivamente, una sequenza in un albo abbia avuto su di me tanto impatto visivo ed emotivo.
Voglio dire, un personaggio fatto a pezzi? Ed in modo tanto brutale. Il senso che trasmise alla mia giovane immaginazione era quello della più totale irrimediabilità. E l'attesa del numero successivo fu davvero la più dura che possa ricordare. Volevo sapere cosa sarebbe successo.
Dovevo saperlo.
All'epoca non ero abituato agli espedienti narrativi che potevano salvare anche le più estreme situazioni.

Poi, certo, oggi è palese che la parte centrale della storica run di Morrison sia quel che è. Che 'Il Vangelo del Coyote' sia quello spettacolo di storia che tutti conosciamo. Che l'epilogo metafumettistico sia stato quella piccola grande perla di cui si è parlato in tanti svariati modi.

Ma, per me, questa tra le tante opere di Morrison, resta e resterà sempre il viaggio tutto speciale di un ragazzino che adorò alla follia personaggio e storia.

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