15.10.09

Zeitnot

Pedine nere. Pedine bianche. Yin. Yang. Come nel tao, ad un certo punto, un elemento non potrà fare a meno di contenere l'altro. Ma l'equilibrio non esiste. Un colore vince la partita.

Certo, se l'ottica si sposta in un ambito più ampio, si dovrebbe considerare un gruppo considerevole di sfide. E, forse, l'equilibrio potrebbe essere ristabilito. Quante ne vogliamo contare? Diciassette? Duecentoundici? Quattromiladuecentodiciannove? No. Aspetta. Facciamo una scommessa. Consideriamo tutte, dico davvero tutte, le partite di scacchi che sono state giocate da quando il gioco è stato creato. C'è chi considera tante guerre e tante strategie come parte di queste sfide. Ma voglio semplificare la cosa. Pensiamo solo a quelle partite in cui due parti si sono messe dinanzi alla scacchiera. Un contendente con le bianche. L'altro con le nere.

Apertura. Cambio turno. Fino a quando qualcuno, uno, vince. Scommettiamo che l'equilibrio non esiste?
- non puoi provarlo.
Esatto. Bravo. E Tu, però, non puoi dimostrare il contrario.
- questo vuol dire essere in empasse.
Può darsi, ma ragiona. Sai anche Tu che non può esserci una perfetta corrispondenza tra le vincite dei due colori.
- lancia una moneta, e le probabilità ti dimostreranno lo stesso.
Appunto. Pur in mancanza di prove, vedi che stai abbracciando la mia tesi?
- volendo, Io posso fare che questo sia.
Naturale. Volendo, posso instillare sufficiente dubbio, perchè ciò non sia. O, semplicemente, che le cose cambino, perchè è la percezione delle stesse a modificarne il risultato.
- mi sfidi.
Sempre.
- hai pagato già un caro prezzo, la prima volta.
...
- ti ho tolto le parole?
No. Scacco matto.

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